giovedì 20 novembre 2014

Storia di un cortocircuito


L'ultimo appuntamento  dell'edizione 2013 Festival Teatri di Vetro  si è svolto alla Centrale Preneste, base operativa della compagnia Ruota Libera Teatro e di quelle che, a tutti gli effetti, tanto del teatro quanto della compagnia,  a partire dal 1991 ne sono le madri putative: Tiziana Lucattini e Marcella Tersigni.
 
 

Era necessario. Tutto. Era necessario esserci, ascoltare, cercare di capire, lasciarsi semplicemente attraversare. Gli eventi si sono succeduti, fluidi, dalle 17 alle 23, dalla presentazione del progetto fino alla fine della rappresentazione, fino a quel cerchio che ha trovato la sua degna chiusura.

Ad aprire l'incontro Roberta Nicolai, direttrice artistica del Festival, che in maniera visibilmente coinvolta ha rintracciato le fila e la genesi di Scarpette Rosse, opera premio EtiStregagatto 1992, del ventennale percorso di due donne, Lucattini e Tersigni, trovatesi improvvisamente orfane di padre artistico, sole,  apparentemente condannate alla disfatta dopo il traumatico distacco da Marco Baliani, colui che è stato pernio e riferimento della compagnia.

La Nicolai ha parlato di come il concetto di comunità artistica non sia più lo stesso, di come, già a partire dalle due ultime generazioni, il focus si sia nettamente e pericolosamente spostato sul teatro in quanto azienda;  al giorno d’oggi non esiste una comunità di padri che accolgono i figli, continua Roberta Nicolai, non c'è una comunità artistica in grado di accogliere perchè tutti sono impegnati ad esperire e ad esporre: siamo tutti senza padri .

E se è vero che Teatri di Vetro  è una comunità che crea un patto tra le generazioni, allora il senso che assume oggi Scarpette Rosse, esattamente ventuno anni dopo la sua prima scrittura, è indubbio: la continuità di intenti come valore e come insegnamento.

Desiderio di resistenza, di riscatto, di giustizia; il sogno tanto abusato di poter cambiare. Una nonna che muore, il senso della fuga del tempo e della caducità delle cose. Una favola di Andersen, Scarpette Rosse appunto, letta un giorno, per caso.

 E ancora: il 1991, l’anno della guerra del Golfo, l’anno in cui nelle televisione degli italiani scorrevano le immagini imbarazzanti dell’esercito straccione, gli iracheni che ripiegavano umiliati ed esausti. E poi il Papa che va in Brasile e riporta indietro le storie logore dei meninos de rua, gli orfani cenciosi dei bassifondi di Bogotà,  uno dei tanti segreti di Pulcinella di fronte al quale il mondo, da sempre, nicchia sornione.

Tutto questo ha cementato il sodalizio artistico fra le due attrici, Tiziana Lucattini e Marcella Tersigni , due Donne Selvagge  le definirebbe la scrittrice Clarissa Pinkola Estés.  Tutto questo ha fatto cortocircuito con la sensibilità artistica e l’urgenza di un palcoscenico. Ed è divenuto racconto.

Sottoforma di reading musicale le due artiste presentano una lettura di Scarpette Rosse potente e vibratile nella sua assolutà semplicità,  accompagnate sul palcoscenico dalle note del clarinetto di Gabriele Cohen .

In un dialogo  gonfio di riso amaro, Lucattini e Tersigni svelano la vicenda di Mammadera e Favilla, due ragazzine mai state bambine che tendono ad un mondo che non c’è, frutto della disperazione;  l’una punta decisamente a Sud, l’altra anela un paio di scarpette rosse, le scarpette rosse.

Mammadera  e Favilla favoleggiano col fare tipico dei bambini, affastellando ricordi, menzogne e desideri; loro però non sono due bambine qualsiasi, loro sono meninos de rua e l’innocenza non possono davvero permettersela.

 

Sul fondo, inaspettatamente, compare una proiezione di ventuno anni fa, Scarpette Rosse nella rappresentazione del 1992, Tiziana Lucattini e Marcella Tersigni nel 1992. Lo strappo emotivo è forte anche se il dolore portato in scena senza forme di pietismo,  a distanza di un ventennio, è sempre e comunque lo stesso.

Non sempre nella cinematografia e nel teatro vige questa lucidità e poterla rintracciare nella celebrazione di Scarpette Rosse, a suggello della chiusura di un Festival, è stato un autentico piacere.
 
 
 
Pamela Del Grosso
 
Centrale Preneste, Roma
Festival Teatri di Vetro, edizione 2013
2 Maggio 2013

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