Arti Illesi, compagnia di teatrodanza composta da Daniele
Sterpetti e Azzurra De Zuanni, porta in scena alla Centrale
Preneste Mielina mon amour/Io e il il mio sistema nervoso,
nell’ambito della rassegna inFest, festival di teatro, danza e musica.
Azzurra De Zuanni racconta una genesi; lo fa in maniera chiara ed
intellegibile utilizzando il proprio corpo, depositario di un messaggio che si
palesa in una gestualità fluida e armoniosa. La sequenza è divisa in tre quadri
scanditi da cambi di luce sapientemente scelti e corroborati dalla musica, la
quale dà sostanza e forma alle scelte drammaturgiche.
L’idea di narrazione si fa strada e si afferma nel brevissimo tempo
dell’accadimento, trenta minuti appena. Una camicia di forza imbriglia e
avviluppa il corpo della danzatrice;
Azzurra De Zuanni si muove spasmodica, i gesti mirano alla liberazione.
Ė una nascita, è una conquista.
Quell’essere, non più embrione, acquisisce la consapevolezza del
proprio corpo, del proprio essere qui ed ora; riconosce la propria prigione per
poi abbandonarla. Una musica incalzante, come il battito di un cuore,
accompagna il vibrarsi nell’aria dei movimenti, finalmente ampi e liberi.
La danzatrice sperimenta condizioni di equilibrio, manifesta il
piacere della scoperta, del nuovo, fino all’ultimo, definitivo, cambio di luce:
la camicia di forza diviene ora un camice, una divisa indossata con sicurezza,
energia, decisione. Azzurra De Zuanni si muove vigorosa, fiera, spavalda, la
scena le appartiene; ma è solo una condizione precaria. Quell’essere in
divenire è ora più che mai vittima del proprio sistema nervoso; non può far altro che accartocciarsi su se stesso,
tornare nelle tenebre che poco prima lo avevano partorito. Il delirio di
onnipotenza è sedato. Il cortocircuito si è compiuto.
La misura è la caratteristica che maggiormente appartiene al lavoro di
Arti Illese: un happening sapientemente costruito e accuratamente dosato.
Un messaggio da portare via senza poter scegliere. Una metafora
tutt’altro che criptica. Le prigioni vere ed immaginarie che affliggono l’uomo
vengono infatti rappresentate nella loro semplice crudeltà, senza velleità
ballettistiche, con la convinzione e la forza della linearità, caratteristica
non sempre scontata in un terreno particolare e particolareggiato come quello
del teatrodanza, dove il rischio dell’autoreferenzialità è sempre in agguato.
Pamela Del Grosso
Centrale Preneste, Roma
Rassegna teatrale InFest
12 maggio 2013
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